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La sinestesia della rappresentazione
Il progetto di architettura si appoggia alle molteplici tecniche di rappresentazione, che si configurano come il linguaggio e la scelta del modo in cui il progetto stesso viene narrato. Un’importate osservazione riguardante la spinta che l’architetto progettista ha nel momento compositivo è espressa dal gruppo sovietico degli anni Venti «Architekturu merite architerturoj» (l’architettura misura le architetture), che, in controtendenza con l’attuale interdisciplinarità, ricerca la soluzione ai problemi architettonici nella sola architettura. La rappresentazione architettonica, nello specifico quella finalizzata alla descrizione progettuale, necessita di un momento di allontanamento, come imprescindibile atto finalizzato alla creazione del nuovo, che per “essere realistici, chiede l’impossibile”. L’impossibilità alla quale si fa riferimento risiede in quel continuo stato di indecidibile posizione davanti alla quale ci pone la rappresentazione, l’inconciliabile sinestesia tra tecnica e teoria e l’irriducibile accidente tra la forma e al contenuto. In questo saggio, la descrizione del realismo utopico diviene lo strumento per mezzo del quale si spiega lo spostamento consapevole del progetto e della sua rappresentazione, ma anche come l’utopia sia produttiva del domani, diversamente dall’oggi che ha il ruolo di serbatoio delle utopie del passato. Il saggio a partire dalle rappresentazioni di Viktor e Aleksandr Vesnin, fino a Ivan Il'ič Leonidov si pone l’obiettivo di evidenziare come la libertà creativa della rappresentazione contenga il valore di anticipazione, pur non partendo dal simulacro del progetto e del disegno di una architettura parlante, ma dalla volontà di inventare (inteso come εὑρίσκω, trovare dopo aver ricercato) un sistema nuovo, che faccia vacillare la convenzione.
La sinestesia della rappresentazione
Il progetto di architettura si appoggia alle molteplici tecniche di rappresentazione, che si configurano come il linguaggio e la scelta del modo in cui il progetto stesso viene narrato. Un’importate osservazione riguardante la spinta che l’architetto progettista ha nel momento compositivo è espressa dal gruppo sovietico degli anni Venti «Architekturu merite architerturoj» (l’architettura misura le architetture), che, in controtendenza con l’attuale interdisciplinarità, ricerca la soluzione ai problemi architettonici nella sola architettura. La rappresentazione architettonica, nello specifico quella finalizzata alla descrizione progettuale, necessita di un momento di allontanamento, come imprescindibile atto finalizzato alla creazione del nuovo, che per “essere realistici, chiede l’impossibile”. L’impossibilità alla quale si fa riferimento risiede in quel continuo stato di indecidibile posizione davanti alla quale ci pone la rappresentazione, l’inconciliabile sinestesia tra tecnica e teoria e l’irriducibile accidente tra la forma e al contenuto. In questo saggio, la descrizione del realismo utopico diviene lo strumento per mezzo del quale si spiega lo spostamento consapevole del progetto e della sua rappresentazione, ma anche come l’utopia sia produttiva del domani, diversamente dall’oggi che ha il ruolo di serbatoio delle utopie del passato. Il saggio a partire dalle rappresentazioni di Viktor e Aleksandr Vesnin, fino a Ivan Il'ič Leonidov si pone l’obiettivo di evidenziare come la libertà creativa della rappresentazione contenga il valore di anticipazione, pur non partendo dal simulacro del progetto e del disegno di una architettura parlante, ma dalla volontà di inventare (inteso come εὑρίσκω, trovare dopo aver ricercato) un sistema nuovo, che faccia vacillare la convenzione.
La sinestesia della rappresentazione
Antonella Pettorruso (author)
2022
Article (Journal)
Electronic Resource
Unknown
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